domenica 27 novembre 2016

Il codino


"Quando ero bambino e arrivavano le giostre sotto casa, mi piacevano da matti, sceglievo sempre il cavallo o l’astronave. C’era il gioco del codino, chi riusciva a strapparlo vinceva un giro gratis. I bambini impazzivano per prenderlo, quando toccava a loro ce la mettevano tutta e se non ci riuscivano si guardavano in giro per controllare che anche gli altri bambini non lo avessero preso, così da avere un’altra possibilità. Per loro il giro in giostra serviva a quello, ad acchiappare il codino. Quando ce la facevano si voltavano verso i genitori, fieri ed orgogliosi. Il codino era il loro trofeo. Una volta mio padre mi chiese perché non ci provassi neanche, a prenderlo, capitava che il ragazzo della giostra me lo facesse scivolare addosso, mi sarebbe bastato allungare la mano e lo avrei afferrato. Gli adulti ridevano di me, ma a me non interessava, ero concentrato sul mio viaggio, non mi importava averne un secondo gratis, mi importava godermi quello che stavo facendo."
Il padre di Sofia è uno di quei bambini che si dimenano per il codino, la sua vita è piena di codini strappati, di persone che lo guardano con ammirazione. Ho sempre la sensazione che quelli come lui non si siano mai goduti il viaggio nonostante il milione di codini conquistati.

domenica 20 novembre 2016

Wonderful Tonight - Eric Clapton



A questa canzone associo ormai due ricordi, appena partono le prime note il cuore si stringe e torna così vivido il ricordo di quel momento che mi pare di starlo vivendo. Matrimonio della Miki, dopo la cerimonia arriviamo a Castello Canevaro a Zoagli per il ricevimento, ci sono tutti i miei amici storici, a coppie. Io arrivo in macchina con Monte e la Eli. Parcheggiamo, Monte prende la Eli sottobraccio e io li seguo. nel momento in cui entro nel giardino partono le prime note di Wonderful tonight, un dolore acuto e quasi insopportabile mi prende lo stomaco, gli occhi si bagnano e mi rivedo in macchina con te, tantissimi anni fa, un venerdì sera in cui ero arrivata a Mantova e  siamo andati ad affittare un film, nell'autoradio hai fatto partire questa canzone per dedicarmela. Sapevo e pensavo di non meritarla perché io bellissima non mi sono mai sentita, ma in quel momento io ti ho amato da morire. Pura felicità.

Che sentimenti opposti. :)

E comunque no, non ti penso più....  :P

lunedì 24 ottobre 2016

Jo

  #  Era il crepuscolo: Jo era tutta sola, sdraiata sul vecchio sofà e pensosamente contemplava la fiamma del caminetto: era il suo modo preferito di trascorrere l'ora dell'imbrunire.
[...]Il suo viso aveva un'espressione stanca, grave e un po' triste, quella sera: l'indomani era il suo compleanno...
Come volano gli anni! pensava. Stava diventando vecchia e quanto poco aveva concluso! Quasi venticinque anni: e con quale risultato erano passati? Lo scoraggiamento di Jo era ingiusto: quegli anni avevano dato molti frutti [...]
- Una zitella... Ecco quello che sto per diventare. Una zitella letterata, con una penna per marito, un mucchio di racconti per figli e, fra vent'anni, un briciolo di fama, forse. Allora sarò vecchia e non potrò goderne, sarò sola e non potrò dividerla, sarò indipendente e non ne avrò bisogno. Beh, cercherò di non essere né una santa inacidita né una peccatrice egoista: e infine, le zitelle non stanno poi male... E' tutta questione di abituarcisi, ma... - e Jo sospirò, poco allettata da quella prospettiva.
A poche creature, del resto, sorride quest'idea e a venticinque anni si pensa che i trenta siano la fine di ogni cosa.
A venticinque anni, le ragazze cominciano a dire che sono delle "zitelle", ma in cuor loro sono ben decise a non diventarlo; a trent'anni, non ne parlano più, ma accettano il fatto compiuto: e, se sono intelligenti, si consolano al pensiero di avere ancora davanti a sé molti anni felici, in cui si può imparare ad invecchiare con grazia. Non ridete delle povere "zitelle", ragazze! Molte volte qualche romanzo tenero e tragico si nasconde in quei cuori che battono tranquillamente sotto una veste modesta e molti taciti sacrifici di modestia, di salute, di ambizione e di amore rendono belli, agli occhi di Dio, quei volti appassiti.


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# Quante chiacchiere quella sera! Parlava uno, poi l'altro e poi tutti insieme
[...]
Il corteo si diresse esultante verso la sala da pranzo: il signor March dava orgogliosamente il braccio alla "signora Laurence"; la signora March si appoggiava, con quale orgoglio, al braccio del suo nuovo figlio: il vecchio Laurence offrì il suo braccio a Jo mormorandole: - Sarai tu, ora, la mia bambina-
I due gemelli chiudevano , saltellanti, il corteo
[...]
Amy che, con un vassoio di dolci, era passata dall'uno all'altro - tutti volevano vederla, parlarle, ammirarla - ritornò in salotto al braccio del nonno Laurence: le altre coppie li seguirono come prima e Jo rimase senza cavaliere. In un primo momento, non vi fece caso, perché si era fermata per rispondere ad Hannah [...] e Jo chiuse la porta pensando che in un momento come quello era assolutamente fuori posto pensare al cibo. Rimase ferma un attimo a guardare il corteo che si allontanava, su per le scale. E quando i piedini di Demi raggiunsero l'ultimo scalino, fu colta da un'improvvisa sensazione di solitudine, così intensa che si guardò intorno con occhi velati di lacrime, quasi cercando qualcosa a cui appoggiarsi, poiché anche Teddy l'aveva abbandonata. Se avesse saputo quale dono per il suo compleanno si stava avvicinando, non avrebbe mormorato in cuor suo: "Mi sfogherò con un bel piantarello quando sarò a letto: non devo farmi vedere triste, ora". Poi si asciugò gli occhi con la mano -aveva conservato l'abitudine infantile di non sapere mai dov'era il fazzoletto- e, proprio in quell'istante in cui cercava di assumere un'espressione sorridente, qualcuno bussò alla porta.

Piccola Jo, sei mitica!

  #  - No! Non lo sono! E se tirarmi su i capelli mi fa diventare una signorina, porterò le trecce fino a che avrò vent'anni!- gridò Jo, strappandosi via la retina e scuotendo l'abbondante capigliatura castana. - Non posso sopportare il pensiero di crescere e diventare la Signorina March, e portare gli abiti lunghied avere l'aria di un manichino. E' già abbastanza seccante essere una ragazza, quando a me piacciono i giochi, i lavori e le maniere dei ragazzi. Non posso rassegnarmi a non essere un maschio, e adesso è anche peggio, perché io morirei dalla voglia di andare a combattere insieme a  papà, mentre mi tocca stare a casa a fare la maglia come una povera vecchietta!

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 # Era quanto mai irritante per lei essere interrotta nel momento in cui stava preparando la prima prova ed essere costretta a mettersi un abito elegante per andare a are delle visite, in una calda giornata di luglio. Detestava le visite di convenienza e non ne faceva mai una se non quando Amy la metteva con le spalle al muro con un patto, o un regalo, o una promessa. In quel momento non c'era più via di scampo: così, dopo aver sbattuto le forbici sul tavolo, continuando a dire che sentiva odor di temporale, si arrese, ripose il suo lavoro e, prendendo guati e cappello, disse ad Amy che la vittima era pronta.
- Jo March, sei capace di irritare anche un santo! Non avrai intenzione di venir a far delle visite conciata in quel modo, spero!-  esclamò Amy, scrutandola con aria sbalordita.
-Perché no? Sono pulita, fresca e mi sento a mio agio. E' il vestito adatto per una passeggiata fra il caldo e la polvere. Se la gente si interessa più ai miei vestiti che a me, non desidero neanche vederla. Sii elegante tu per tutt'e due: a te piace essere bella, a me no, e tutti quei fronzoli ni danno soltanto fastidio.
- Oh mamma mia!- Sospirò Amy.- Che spirito di contraddizione! Mi farai diventar matta prima di riuscire a vederti in ordine per uscire.  [...]
(Righe e righe di Amy che rompe il cazzo)
Amy, vestendosi, dava gli ordini e Jo obbediva, non senza qualche protesta, naturalmente: sospirò infine nell'infilarsi il frusciante vestito di organza, corrugò le sopracciglia con aria cupamente stringeva in un nodo impeccabile i nastri del cappello, lottò dispettosamente con le spille mettendosi il colletto, fece una smorfia spiegando il fazzoletto: quel ricamo le dava un gran fastidio al naso. Poi, dopo aver costretto le mani in un paio di guanti aderenti - ultimo tocco alla sua eleganza-si voltò verso Amy e disse umilmente:
- Mi sento assolutamente infelice: ma se tu mi consideri presentabile, morrò felice.


mercoledì 15 giugno 2016

Poi si vedrà...

Sai cosa? Me ne vado un po' in spiaggia, anche se sono le sette di sera!
Ah, cavoli, mare è mosso! Non c'è spiaggia. Pazienza, mi metto sugli scogli a leggere così neanche mi devo mettere il costume!

Poi inevitabilmente inizio a pensare... Quel senso di vuoto che torna e che non puoi confidare o spiegare a nessuno. Solo a te stessa. Ma non mi va di essere triste. Dicono di vedere sempre il lato positivo delle cose.

"ma quando si vive un malessere, è meglio lasciar perdere e pensare ad altro o è giusto viverlo ed affrontarlo?!?" ...  Devo chiederlo a qualcuno! Beh, non certo agli amici di un social!

Vabbe, sai che ti dico? Io stavolta rifiuto il pensiero.
Ok, leggo un po' e mi ascolto un po' di musica.

...sì,  ma sarò cogliona!!! Vengo in spiaggia e mi metto le ciuffiette per la musica e poi magari arrivo a casa e mi scarico il rumore del mare da ascoltare in tranquillità!!!

E no!!!  Sai cosa allora?  Mi ascolto il mare agitato come il mio stomaco, fisso velocemente questi pensieri solo per me e aspetto il tramonto!!!


Poi si vedrà

domenica 21 febbraio 2016

Ma perché?

Non potevo prendere decisione più stupida e più dolorosa che quella di leggere un post del mio ex che parla della morte di mio nonno.
Inevitabile soffrire e pensare che in un modo o nell'altro li ho persi per sempre tutti e due... e mi mancano tantissimo!