lunedì 24 ottobre 2016

Jo

  #  Era il crepuscolo: Jo era tutta sola, sdraiata sul vecchio sofà e pensosamente contemplava la fiamma del caminetto: era il suo modo preferito di trascorrere l'ora dell'imbrunire.
[...]Il suo viso aveva un'espressione stanca, grave e un po' triste, quella sera: l'indomani era il suo compleanno...
Come volano gli anni! pensava. Stava diventando vecchia e quanto poco aveva concluso! Quasi venticinque anni: e con quale risultato erano passati? Lo scoraggiamento di Jo era ingiusto: quegli anni avevano dato molti frutti [...]
- Una zitella... Ecco quello che sto per diventare. Una zitella letterata, con una penna per marito, un mucchio di racconti per figli e, fra vent'anni, un briciolo di fama, forse. Allora sarò vecchia e non potrò goderne, sarò sola e non potrò dividerla, sarò indipendente e non ne avrò bisogno. Beh, cercherò di non essere né una santa inacidita né una peccatrice egoista: e infine, le zitelle non stanno poi male... E' tutta questione di abituarcisi, ma... - e Jo sospirò, poco allettata da quella prospettiva.
A poche creature, del resto, sorride quest'idea e a venticinque anni si pensa che i trenta siano la fine di ogni cosa.
A venticinque anni, le ragazze cominciano a dire che sono delle "zitelle", ma in cuor loro sono ben decise a non diventarlo; a trent'anni, non ne parlano più, ma accettano il fatto compiuto: e, se sono intelligenti, si consolano al pensiero di avere ancora davanti a sé molti anni felici, in cui si può imparare ad invecchiare con grazia. Non ridete delle povere "zitelle", ragazze! Molte volte qualche romanzo tenero e tragico si nasconde in quei cuori che battono tranquillamente sotto una veste modesta e molti taciti sacrifici di modestia, di salute, di ambizione e di amore rendono belli, agli occhi di Dio, quei volti appassiti.


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# Quante chiacchiere quella sera! Parlava uno, poi l'altro e poi tutti insieme
[...]
Il corteo si diresse esultante verso la sala da pranzo: il signor March dava orgogliosamente il braccio alla "signora Laurence"; la signora March si appoggiava, con quale orgoglio, al braccio del suo nuovo figlio: il vecchio Laurence offrì il suo braccio a Jo mormorandole: - Sarai tu, ora, la mia bambina-
I due gemelli chiudevano , saltellanti, il corteo
[...]
Amy che, con un vassoio di dolci, era passata dall'uno all'altro - tutti volevano vederla, parlarle, ammirarla - ritornò in salotto al braccio del nonno Laurence: le altre coppie li seguirono come prima e Jo rimase senza cavaliere. In un primo momento, non vi fece caso, perché si era fermata per rispondere ad Hannah [...] e Jo chiuse la porta pensando che in un momento come quello era assolutamente fuori posto pensare al cibo. Rimase ferma un attimo a guardare il corteo che si allontanava, su per le scale. E quando i piedini di Demi raggiunsero l'ultimo scalino, fu colta da un'improvvisa sensazione di solitudine, così intensa che si guardò intorno con occhi velati di lacrime, quasi cercando qualcosa a cui appoggiarsi, poiché anche Teddy l'aveva abbandonata. Se avesse saputo quale dono per il suo compleanno si stava avvicinando, non avrebbe mormorato in cuor suo: "Mi sfogherò con un bel piantarello quando sarò a letto: non devo farmi vedere triste, ora". Poi si asciugò gli occhi con la mano -aveva conservato l'abitudine infantile di non sapere mai dov'era il fazzoletto- e, proprio in quell'istante in cui cercava di assumere un'espressione sorridente, qualcuno bussò alla porta.