giovedì 27 febbraio 2014

Che peccato che sia proprio così..


I Pirati inseguono i Bimbi Sperduti
I Bimbi Sperduti inseguono gli Indiani
e gli Indiani inseguono i Pirati…

lunedì 24 febbraio 2014

Non uscire con una ragazza che viaggia

Fa il giro del mondo sul web l'articolo scritto da Adì, un'insegnante di yoga che non avrebbe mai immaginato tanta popolarità. Per uno scritto bellissimo che racconta i tratti di una ragazza speciale.

“Non uscire con una ragazza che viaggia. Lei è quella coi capelli scompigliati, trascurati e stinti dal sole. La sua pelle è molto diversa da com’era prima. Non esattamente baciata dal sole. E’ bruciata e con i segni dell’abbronzatura, cicatrici e punture qui e lì.
Ma per ogni segno sulla sua pelle ha un’avvincente storia da raccontare.

Non uscire con una ragazza che viaggia. E’ difficile da compiacere. Il solito appuntamento cena – film – centro commerciale l’annoierà a morte. La sua anima brama nuove esperienze ed avventure. Non sarà affatto scioccata dalla tua nuova macchina o dal tuo orologio. Preferirebbe scalare una montagna o lanciarsi da un aereo piuttosto che sentirti parlare di questo.

Non uscire con una ragazza che viaggia perché insisterà per farti prenotare un volo ogni volta che una compagnia aerea metterà i saldi. Non andrà mai a ballare al Republiq. E non pagherà mai 100 euro per Avicii perché sa che un weekend di festa sarà equivalente più o meno ad una settimana di viaggio in un posto lontano molto più entusiasmante.

Molto probabilmente non ha un lavoro stabile oppure sta sognando di lasciarlo. Non vuole certo farsi un didietro così per il sogno di un altro. Lei ha il suo sogno e ci sta lavorando. E’ una freelancer. Fa soldi disegnando, scrivendo, facendo foto o qualcosa per cui c’è bisogno di creatività ed immaginazione. Non le far perdere tempo parlandole del tuo noioso lavoro.

Non uscire con una ragazza che viaggia. Potrebbe aver sprecato la sua laurea e cambiato completamente carriera. Adesso è un’istruttrice di immersioni o un’insegnante di yoga. Non sa quando avrà la prossima paga, ma non lavora tutto il giorno come un robot, esce e prende quello che la vita le offre, e ti sfida a fare lo stesso.

Non uscire con una ragazza che viaggia perché lei ha scelto una vita di incertezza. Non ha un programma né un indirizzo fisso. Segue la corrente e va dove la porta il cuore. Balla al ritmo del suo stesso tamburo. Non ha un orologio. I suoi giorni sono scanditi dal sole e dalla luna. Quando sentirà il richiamo delle onde, la vita si fermerà e ignorerà tutto e tutti per un momento. Ma allo stesso tempo, ha imparato che fare surf non è la cosa più importante nella vita.

Non uscire con una ragazza che viaggia perché lei tende a parlare sinceramente. Non cercherà mai di fare una buona impressione sui tuoi genitori o i tuoi amici. E’ rispettosa ma non le fa affatto paura intavolare una discussione su problemi globali e responsabilità sociali.

Lei non avrà mai bisogno di te. Sa come montare una tenda e avvitarne le alette senza il tuo aiuto. Cucina bene e non avrà mai bisogno che le paghi un pasto. E’ autonoma, e non le importerà se viaggi con lei o meno. Si dimenticherà di farti sapere quando è arrivata a destinazione. E’ troppo impegnata a vivere il presente. Parla agli sconosciuti. Conoscerà tante persone interessanti che la pensano come lei da tutto il mondo e che condividono le sue stesse passioni e i suoi stessi sogni. Con te si annoierà.

Quindi non uscire con una ragazza che viaggia a meno che tu non riesca a tenere il suo passo. E se senza volerlo te ne innamori, non ti azzardare a trattenerla. Lasciala andare

lunedì 17 febbraio 2014

La malattia del ferro

LA MALATTIA DEL FERRO

"Ricordo ancora il senso di libertà provato nel guardare fuori e vedere solo mare. Ogni volta uno spettacolo nuovo con la luna che si spezzettava in mille scaglie di luce sulla tranquilla schiena di quella gigantesca p...ozza d'acqua. Ma anche quando il gigante era furioso lo spettacolo non mancava e sentirlo inveire alzando onde gigantesche era molto istruttivo. Tutti dovrebbero trovarsi in mezzo ad un mare incattivito, aiuta a ricordarsi che la fragilità umana ci rende piccoli e inutili di fronte alla potenza della natura. Il grido dei gabbiani che si poggiavano sulle paratie a prua e la discreta compagnia dei delfini, che non ho mai capito perché, ti aiutavano a sentirti più leggero. In lontananza il sole esplodere di luci e colori, mentre lentamente sussurrava addio al giorno finito. E colpi di vento sul viso ad asciugare lacrime ancor prima che potessero manifestarsi e brividi di freddo che troppo spesso eravamo abituati a trasformare in sorrisi per nascondere agli sconosciuti la malinconia di casa. E poi sguardi e occhi persi nella scia acquosa del mare e parole in mille lingue. Così tante lingue che alla fine non senti più la differenza tra una e l'altra e impari a espressioni. Quante esperienze, sensazioni e ricordi condivisi con le onde che sbattevano all'esterno della cabina. Inutile spiegare se non l'hai vissuto. Inutile dirti che tutto ciò lo porterai dentro per sempre e che spesso, quando le mura dei palazzi ti intrappolano, o la vista è bloccata dalle montagne, la malinconia ti esplode in bocca e improvvisamente la terra ferma, tutta quella stabilità e sicurezza, è molto peggio del ruggito del mare agitato che ti faceva mettere il materasso in terra o vomitare continuamente. Quella volta tornando da Alessandria furono 16 ore di mare terribile, stomaco in subbuglio e mal di testa. Tutti seduti nel corridoio del Deck B a tenerci compagnia. Un intero mondo, argentini brasiliani italiani filippini portoghesi uruguagi americani canadesi, a ridere insieme nonostante la nausea e un po' di timore. A raccontarsi vite che sembrano una più pazza dell'altra e la tua, che non ti sembrava normale, viene rivista con rinata coscienza. Poi capita di amarsi, più per colmare le distanze e sfumare la malinconia, che per reale sentimento. Poi si sbarca. Fine contratto. Ci si chiama per qualche settimana e la vita riprende il suo viaggio. Una vita di amicizie profondissime ma, il più delle volte, destinate a perdersi nella distanza delle miglia marine.
Negli occhi conservo lo splendore del Nord Africa il lunedì e la magia Turca del giovedì. Ho ancora addosso come cicatrici tutto quello che ho visto, tutto quello ancora da vedere. Rimbomba nelle orecchie la domanda più frequente - tu da dove vieni? - e come potevi non rispondere con un poetico - da molti posti diversi?
Ricordo con forza vivida il momento prima di addormentarmi, quando guardavo la tua fotografia appesa vicino al letto, accompagnando un bacio con le mani.

Eccomi qui ora. Lontano da tutto quello che è passato. Mi capita ancora, però, che nel sonno mi sembra ancora di sentire il frusciare dell'onda vicino al mio letto. Sono le notti che non riesco più ad addormentarmi ed allora fantastico su quale porto toccherò all'indomani. Mari del Nord o mar Nero? Non importa basta che ci sia vita, nuove magnificenze delle quali i miei occhi si possano nutrire, nuove parole di lingue improbabili e chi mi sia possibile di impararne una di più.

E' per questo che spesso mi senti distratto e rispondo in maniera confusa. Sto tenendo le tue mani mentre passeggiamo per le vie del centro. Ti ascolto - oh, lo giuro che ti sto ascoltando - ma una parte della mia testa sta ricostruendo intorno a sé il centro di Malaga, un parte del Palazzo Topkapi e quel miliardodimiliardi di cose che non ho ancora mangiato con gli occhi."

Ciao

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede. 

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
  



E. Montale




venerdì 14 febbraio 2014

De portafoglio

Ci riprovo ma mi chiedo il perché.
Ho abbandonato l'uso del portafoglio da ANNI, eoni! Non mi piace, non mi ci trovo. Ci vuole troppa organizzazione mentale per i miei gusti. Ogni volta devi mettere lì i soldi del resto, o le varie tesserine dei supermercati o che altro.  E' grosso, è scomodo, è ingombrante!
Vuoi mettere la comodità di ficcare tutto in tasca e via? Il mio sistema è il migliore; ti danno il resto? scontrino, banconote e monete.. tutto nel palmo, chiudi a pugno, fai una bella pallina e poi ..tutto in tasca!! (una tasca a caso ovviamente). Poi quando devi pagare da un'altra parte cerchi qua e là e qualcosa salta fuori sempre! E' oggettivamente più comodo!
Cambio pantaloni? Cambio giacca? Non importa! Esco e via! In qualche tasca delle varie qualche soldo ci sarà!(o se così non è ci si fa fare un prestito dagli amici che intanto lo sanno che con te non c'è speranza!)
Ultimamente però ho la tasca dei jeans bucata.. brutta storia! E' pure la destra! Quindi la probabilità che io abbia perso dei soldi facendoli scivolare giù per la gamba e cadere dal fondo senza neanche accorgermene è ELEVATISSIMA! Per non dire che si tratta di una certezza.
Fatto vuole che invece che cucire la tasca dei jeans (sarebbe azione troppo astuta), ho sistemato un cassetto pieno di roba rinvenendo (belin, che termine!) dozzine di portafogli "usati" nei lontanissimi anni '90 e pieni ora di mille cianfrusaglie e ricordi.
Presa da uno strano spirito di razionalità, ordine e senso del "devo crescere e responsabilizzarmi" (che bruttissima frase, mi vergogno di me stessa!), ne ho svuotato uno e l'ho messo a lavare. Stasera è lindo e pulito..ci ho messo dentro soldi e tessere varie, ma con mooooolta, molta, mooooolta incertezza. Mi sembra di mettere la mia roba in un posto poco sicuro! e se poi mi si rovescia e cadono tutte le tesserine? E poi sicuro che lo lascerò in giro da qualche parte già domani! E se non lo perdo comunque nel giro di mezza giornata avrò il portafoglio vuoto da una parte e tutta la roba sparsa nelle varie tasche. Non ce la posso fare! Lo so! Perché provo a cambiare cose che NON SI POSSONO CAMBIARE!?!? bah, farò un giorno di prova.
Perché tutta questa pappardella? Beh, perché se siete arrivati a leggere fin qui e sapete la storia e domani troverete un portafoglio azzurro per strada, sul bancone del panificio, in un bagno pubblico, appoggiato su una macchina, nel cassonetto della spazzatura, in bocca a un cane, incastrato fra i banchi di nutella del supermercato o in qualunque altro posto (soprattutto se assurdo) ..beh, saprete che è ilmio!!! Se è vuoto, TENETEVELO, a me non serve a NULLA! SE ci sono soldi, ridatemeliiii!!! Vi regalo un portafoglio come ricompensa! :)